I brand emergenti online first si rivolgono alle filiere del Made in Italy come hub per lo sviluppo delle loro collezioni: quali le opportunità e le condizioni chiave per avviare collaborazioni di successo.
Nuovi modelli di filiera per rimanere eccellenti: solo una maggiore integrazione cliente-fornitore permetterà alle imprese a monte di vincere la sfida lanciata dal mercato.
Il tema delle Supply Chain del Lusso e della Moda è strategico nel sistema moda italiano. Si è parlato di questo all’evento “Fashion & Luxury Industry Outlook: Le sfide strategiche delle Supply Chain e le filiere del Made in Italy”, realizzato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con UniCredit, Sistema Moda Italia, Lectra.
Occorre valorizzare la capacità di fare “prodotti eccellenti” e invertire il trend negativo di formazione e disponibilità di persone che sappiano davvero “lavorare con le mani”.
Mercati globali ma sempre più differenziati, dove la domanda evolve sempre più rapidamente. Le Supply Chain del Fashion & Lusso sono chiamate ad un salto di qualità e le parole d’ordine sono reattività e flessibilità.
Occorre raccontare non solo il brand ma anche la filiera logistico-produttiva perché clienti e potenziali investitori percepiscano a pieno il valore contenuto nei prodotti fashion.
Il futuro del fashion dipende dalla capacità di cogliere e affrontare le sfide sul fronte industriale. The European House – Ambrosetti e i direttori industriali dei fashion leader insieme per tracciare il percorso di evoluzione.
Al Gruppo Ermenegildo Zegna il 60% di Bonotto S.p.A.: non solo un’acquisizione, ma una visione strategica nata da un’intuizione di Flavio Sciuccati, Partner di The European House – Ambrosetti.
Come attrarre talenti internazionali per sviluppare marchi “Headquartered & Made in Italy” e mantenere lo status di “Capitale della Moda”.
Alcuni suggerimenti da Arthur Arbesser e Yong Bae Seok.
L’accessorio in pelle traina la crescita del fashion-lusso. I brand più famosi ottengono risultati economico-finanziari eccellenti; anche le concerie italiane, che mettono a disposizione il materiale “di valore”, hanno risultati positivi, ma meno brillanti dei loro clienti. Questo è dovuto, in parte, ad un problema di dimensione.