I risultati del televoto della 29° edizione del Workshop “Lo Scenario dell’Economia della Finanza”, (6 e 7 aprile, 2018, Villa d’Este, Cernobbio).
Panel La strada verso la crescita Moderatore Enrico Giovannini Ricardo Hausmann Andrés Velasco Richard C. Koo Hyun Song Shin Heiner Flassbeck
Lo strumento principe per misurare lo stato di salute di una nazione, il PIL, mostra ormai i segni del tempo: concepito in un’epoca molto diversa dall’attuale, la sola produzione industriale non basta più a descrivere come la performance di un Paese sia in grado di assicurare e sostenere la crescita dello stesso. Di fronte a nuove forme di economia e finanza, sempre più dematerializzate o legate a investimenti diretti cui non seguono necessariamente effettivi flussi di denaro, appare inevitabile individuare altri parametri per misurare la capacità di un Paese di crescere nel breve, medio e nel lungo termine. Questi sono i temi che sono stati affrontati nel corso del panel “La strada verso la crescita”, moderato da Enrico Giovannini, che ha visto presentate e analizzate nel dettaglio dagli speaker le tendenze in atto in economie molto diverse tra di loro, come quella sudamericana o quella europea.
Proprio la situazione europea pone alcuni interrogativi, soprattutto legati a un mercato unico formato da molti Paesi avanzati che mostrano tuttavia un livello molto differente di produttività, salari e tasso di occupazione. Il patto di stabilità in vigore tra i membri dell’unione monetaria ha causato una netta divergenza tra le economie dei diversi Paesi, una situazione che andrà al più presto affrontata per cercare di arginare una crescente distanza tra questi ultimi.
In questa prospettiva assume maggiore peso il risultato del terzo televoto proposto da The European House – Ambrosetti agli imprenditori della platea del Workshop “Lo scenario dell’economia e della finanza” di Cernobbio. A Villa D’Este i votanti hanno confermato il sostanziale rallentamento nella crescita dell’economia italiana: il 27 per cento ha confermato obiettivi di investimento in linea con lo scorso anno per la propria impresa (in aumento di oltre 6 punti rispetto al 2017), con un conseguente calo dal 39,8 al 27,4 per cento del numero di imprenditori che punta a una crescita del 10 per cento degli investimenti nel corso di quest’anno.
Parallelamente a quanto accade in Europa, si accentua anche il distacco tra chi scommette su crescite degli investimenti più che significative: in totale il 38 per cento dei votanti punta a una crescita superiore al 10 o addirittura al 20 per cento rispetto al 2017, a dimostrazione che la nostra economia procede su due binari a due diverse velocità.
Per attingere a investimenti esteri che rilancino la competitività delle imprese del Belpaese, gli imprenditori interpellati non sembrano avere dubbi: al primo posto c’è un quadro fiscale e legale più chiaro, votato dal 46,7 per cento, seguito dalla pressione fiscale (30,7 per cento) e dalla richiesta di una maggiore flessibilità del mercato del lavoro – seppure quest’ultima in calo dopo le riforme intervenute nel 2017. In netta crescita invece la domanda di formazione, che sale al 17 per cento (+8 punti rispetto allo scorso anno), mentre cala drasticamente al 2,7 per cento la richiesta di nuove liberalizzazioni. Oscillazioni che evidentemente mostrano l’effetto delle azioni intraprese dal Governo nel corso della passata legislatura.
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