02 Settembre 2022

Fonti rinnovabili e rifiuti possono aumentare l’autonomia energetica dell’Italia

La fase post pandemica ha fatto emergere l’esigenza di imprimere un’accelerazione al processo di transizione ecologica ed energetica, in uno scenario più ampio di decarbonizzazione dell’economia. In questo contesto, inoltre, si inserisce il conflitto tra Russia e Ucraina, scoppiato a febbraio 2022, che ha prodotto forti implicazioni sul quadro energetico internazionale e soprattutto sulle esportazioni di materie prime.

I nuovi scenari hanno evidenziato l’importanza dell’autonomia energetica, ossia di assicurare la fornitura di materie prime, incrementando la produzione nazionale di energia e aumentando l’efficienza energetica dei consumi.

Secondo lo studio svolto in collaborazione con Gruppo A2A e presentato il 2 settembre 2022 al 48° Forum di Cernobbio, l’Italia è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa, producendo sul proprio territorio solo il 22,5% dell'energia consumata nel Paese, a fronte di una media europea del 39,5%. Questo valore posiziona l’Italia al 23° posto a livello europeo, davanti solamente a Malta (2,7%), Lussemburgo (5,0%), Cipro (7,2%) e Belgio (22,4%).

Se da un lato l’Italia si posiziona oggi agli ultimi posti in Europa per autonomia energetica, dall’altro è tra i Paesi più virtuosi in termini di miglioramento dell’indicatore. Tra il 2000 e il 2019, l’indicatore è cresciuto di 9 punti percentuali, pari a oltre 2 volte quella della Francia (3,7 punti percentuali) e oltre 4 volte quella della Spagna (1,8 punti percentuali). Questa tendenza è imputabile alla valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili, la cui elevata disponibilità sul territorio posiziona l’Italia al 2° posto in UE, dopo la Francia. Allo stesso tempo, però, l’installazione di impianti di energia rinnovabile ha subìto un rallentamento negli anni più recenti. Valorizzare le opportunità di sviluppo potrebbe generare un incremento di 105,1 GW di solare (quasi 5 volte la capacità oggi installata), 21,1 GW di eolico (quasi 2 volte la capacità oggi installata) e 3,3 GW di idroelettrico (oltre 20% della capacità oggi installata).

I rifiuti rappresentano la quarta materia prima autoctona in Italia, aggiungendosi ad acqua, sole e vento. La valorizzazione energetica dei rifiuti ritrova oggi un’importante centralità, inserendosi in un contesto di bassa autonomia energetica e un elevato tasso di conferimento dei rifiuti in discarica, che risulta essere pari al 20% nel 2020 a fronte di un target europeo del 10% da raggiungere entro il 2035.

Secondo il modello sviluppato da The European House - Ambrosetti, circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti possono essere avviate a recupero energetico attraverso l’azzeramento del conferimento in discarica, abilitando una produzione elettrica di oltre 7 TWh (+55% rispetto al 2020). La valorizzazione del biometano nei territori del Paese può attivare circa 6,3 miliardi di m3 (pari all’8% del consumo nazionale di gas e al 22% del gas importato dalla Russia nel 2021).

In generale, la valorizzazione delle opportunità di sviluppo legate ad acqua, vento, sole e rifiuti consentirebbe di quasi triplicare l’autonomia energetica italiana (fino al 58,4%), 35,9% in più rispetto ad oggi e circa 4 volte l’incremento registrato negli ultimi 20 anni.


Scarica lo studio “Verso l’autonomia energetica italiana: acqua, vento, sole, rifiuti le nostre materie prime. Il fondamentale contributo delle regioni per il raggiungimento dei nostri obiettivi

Executive Summary

Comunicato stampa


Rassegna stampa

Il Sole 24 Ore, Autonomia energetica al 58% puntando sulle rinnovabili  Autonomia energetica al 58% puntando sulle rinnovabili

Repubblica Affari&Finanza, Autonomia energetica, Italia lontana la svolta con rinnovabili e rifiuti