11 Marzo 2022

Responsabile
Carlo Cici
La finanza sostenibile estende la Tassonomia per gli investimenti green anche ai temi sociali

La Commissione Europea prosegue il lavoro di classificazione delle attività economiche considerate sostenibili: con la pubblicazione del Final Report on Social Taxonomy vengono gettate le fondamenta di una nuova Tassonomia sociale che punta a integrare gli obiettivi e le attività economiche ecosostenibili già previste dal Regolamento UE 2020/852.

La proposta, pubblicata il 28 febbraio 2022, dà definizione alla bozza presentata a luglio 2021 dalla Platform on Sustainable Finance, un Gruppo permanente di esperti che ha il compito di assistere la Commissione Europea nel raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Piano d'Azione Europeo per la Finanza Sostenibile. 


Che cos'è una Tassonomia? I membri della Platform on Sustainable Finance considerano la Tassonomia un «inventario per il futuro»: consente di fare chiarezza sulle attività economiche che possono essere considerate sostenibili e fornisce al mercato uno strumento utile a comprendere le performance ambientali, e non solo, di un’azienda o di un prodotto di investimento.


I componenti del 4° Gruppo di Lavoro della Platform hanno ricevuto l’incarico di integrare la dimensione sociale all’interno della Tassonomia che, nell’attuale versione, si focalizza per lo più su aspetti ambientali: la CE ha identificato attività e criteri tecnici per due obiettivi ambientali su sei, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Ad oggi, non sono ancora stati inclusi temi fondamentali, quali: diritti umani, governance, accesso a cure mediche, lavoro dignitoso, uguaglianza e contrasto alla discriminazione. L’assenza di un sistema di classificazione estensivo rischia di rallentare la transizione sostenibile auspicata dalle Istituzioni: la valutazione dei temi sociali deve andare di pari passo con quella dei temi ambientali.

In questo contesto, è importante sottolineare che la Tassonomia ambientale ha forti basi scientifiche che, al contrario, non possono essere applicate a temi di natura sociale. Pertanto, la proposta avanzata dal Final Report on Social Taxonomy intende basare la classificazione sociale su norme, principi e obiettivi internazionali. Gli esperti della Platform hanno quindi tratto spunto da una varietà di fonti tra cui la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, nonché le Linee Guida OCSE destinate alle Imprese Multinazionali.

Le due Tassonomie non devono però essere concepite come sistemi isolati, bensì complementari. Ad esempio, in entrambe è contemplato il principio del “Do Not Significant Harm” (DNSH), per cui un’attività è valutata non solo in base al contributo sostanziale che può fornire a uno o più obiettivi ambientali e sociali, ma anche in base alla sua capacità o meno di causare danni rilevanti all’ambiente e alla comunità. La proposta pubblicata a febbraio individua tre obiettivi fondamentali, che ogni attività economica dovrebbe perseguire per poter essere definita socialmente sostenibile. 


Verso i lavoratori

Lavoro dignitoso

Verso i consumatori finali

Benessere e condizioni di vita adeguate

Verso le comunità

Società e comunità inclusive e sostenibili

  • creazione di posti di lavoro
  • protezione sociale
  • tutela dei diritti dei lavoratori
  • dialogo sociale
  • tutela dei consumatori
  • garanzia di diritti economici e sociali quali il diritto alla salute, alimentazione, alloggio e istruzione
  • tutela del diritto sui territori
  • tutela dei diritti umani
  • tutela dei diritti delle popolazioni indigene
  • garanzie di accesso ai servizi essenziali per le comunità vulnerabili e bisognose


Per ciascuno di questi tre obiettivi vengono proposti dei sotto-obiettivi più specifici, che valutano il livello di “contributo sostanziale” di un’azienda, in base alla sua capacità di: evitare gli impatti sociali negativi e affrontarli; incrementare gli impatti positivi dei beni e dei servizi e delle infrastrutture economiche di base; avviare attività con il potenziale di permettere sostanziali riduzioni del rischio in altri settori. Questi aspetti, insieme al criterio DNSH, verranno declinati nel concreto nelle successive fasi di sviluppo della proposta.

Il lavoro pubblicato dalla Platform risponde a pieno alle istanze avanzate negli ultimi anni dagli operatori del settore finanziario, in difficoltà per via dell’assenza di criteri comuni per la misurazione della sostenibilità. L’High-Level Expert Group on sustainable finance (HLEG) della Commissione Europea ha più volte ribadito l’importanza di considerare i temi sociali nell’ambito dei cosiddetti Investimenti Sostenibili e Responsabili (SRI), sebbene i loro impatti siano più difficili da misurare e rendicontare rispetto a quelli ambientali. Sempre più investitori in Europa sono alla ricerca di opportunità di investimento sociale, che trovano nei criteri “S” di ESG (Environmental, Social, Governance) un ulteriore elemento di valutazione del livello di rischio finanziario e uno strumento di cernita che premia le aziende guidate da un purpose sociale.

Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha portato a una netta accelerazione di questa tendenza resa evidente, ad esempio, dall’emissione di numerosi Social Impact Bond da parte di istituti finanziari, con un picco di €40 miliardi in Europa solo nel 2020. In Italia, questi strumenti si sono affiancati agli aiuti statali che hanno sostenuto le PMI più colpite dalla pandemia.

Da gennaio 2022, le 6.000 grandi imprese europee già oggi vincolate dalla normativa a rendicontare le proprie performance di sostenibilità devono effettuare disclosure sull’allineamento delle proprie attività alla Tassonomia Europea per la Finanza Sostenibile, riclassificando i propri asset in termini di fatturato, spese in conto capitale e spese operative. Dal 2023 il campo di applicazione di questi obblighi informativi si amplierà anche alle PMI, arrivando a coinvolgere oltre 49.000 aziende in tutta Europa.


Il team dell'Area Sustainability di The European House - Ambrosetti supporta le imprese nel loro percorso verso l’adozione di modelli di business sostenibili. Tra le varie attività, che vanno dalla formazione al reporting fino alla definizione di strategie di sostenibilità di medio-lungo periodo, accompagniamo le imprese nell’elaborazione dell’informativa richiesta dalla Tassonomia Europea per la Finanza Sostenibile.