30 Novembre 2022

Responsabile
Daniela Bianco
Unmet needs e aree di miglioramento nella gestione dei pazienti affetti da Linfoma non-Hodgkin

I Linfomi non-Hodgkin (LNH) sono un gruppo eterogeneo di almeno 60 patologie linfoproliferative che rappresentano l’85-90% del totale dei linfomi con cui convivono oltre 156.000 italiani, in maggioranza uomini (53%), con 13.200 nuovi casi diagnosticati ogni anno; si tratta di pazienti generalmente diagnosticati in età avanzata.

La sopravvivenza netta a 5 anni raggiunge il 67% negli uomini e il 70% nelle donne, ma varia molto a seconda della tipologia di LNH e dell’età di insorgenza; in aggiunta, se si supera il primo anno dopo la diagnosi, la probabilità di vivere ulteriori 4 anni sale all’83% negli uomini e all’85% nelle donne. Per questo gruppo di patologie, la percentuale di pazienti destinati a guarire completamente è pari al 36% circa, inferiore rispetto alla generalità dei tumori, mentre i tempi di completa remissione risultano particolarmente lunghi, superiori ai 20 anni.

I linfomi diffusi a grandi cellule B (DLBCL), rappresentano la forma più frequente di Linfomi non-Hodgkin (30/35% del totale) e tra le più aggressive. A causare la malattia è una mutazione nei linfociti B, che cominciano a moltiplicarsi in modo incontrollato causando una compromissione della normale funzionalità immunitaria e, indebolendo di conseguenza le difese immunitarie.

Negli ultimi anni, si è registrato un aumento costante della sopravvivenza netta a  5 anni e il miglioramento della qualità di vita dei pazienti resi possibili grazie ai miglioramenti nel processo di diagnosi e cura, soprattutto con l’introduzione di numerose innovazioni in ambito tecnologico e terapeutico (dalle combinazioni di anticorpi monoclonali e farmaci antitumorali ai bi-specifici fino alle CAR-T), nonché organizzativo (dalla definizione di reti e percorsi strutturati all’istituzione di team multidisciplinari). 

I modelli organizzativi variano notevolmente sul territorio nazionale, ma anche all’interno delle stesse Regioni: si rilevano ad esempio strategie diverse in termini di articolazione delle reti (Hub & Spoke vs. Comprehensive Cancer Care Network) e definizione di PDTA/linee guida di presa in carico dei pazienti. Tuttavia, emergono anche tratti comuni, tra cui:

  • la presenza di Centri di riferimento altamente specializzati, che collaborano tra loro e con le altre strutture socio-sanitarie e con le associazioni dei pazienti
  • l’accelerazione del processo di informatizzazione e digitalizzazione delle Reti e dei percorsi, che tuttavia risulta ancora difforme e frammentato
  • la sempre più frequente applicazione di procedure diagnostiche (molecolari) avanzate nell’ambito dei linfomi che permettono di identificare la terapia ottimale per ciascun paziente in base alle sue caratteristiche
  • un buon livello di accesso all’innovazione farmacologica con un ampio ventaglio di terapie disponibili.

In questo contesto, The European House - Ambrosetti ha promosso e realizzato con il contributo non condizionante di Incyte Biosciences, l’iniziativa “Unmet needs e aree di miglioramento nella gestione dei pazienti affetti da Linfoma non-Hodgkin”, con l’obiettivo di comprendere le criticità nella presa in carico di questi pazienti e promuovere un dialogo fra tutti gli attori coinvolti nel percorso di cura per valutarne gli ambiti di miglioramento. In particolare, sono state realizzate 5 Tavole Rotonde cui hanno partecipato oltre 40 esperti tra clinici, referenti dei pazienti e delle istituzioni di 5 Regioni (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Puglia) e un Workshop di condivisione cross-regionale.


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Articolo de Il Sole 24 Ore: Accesso ai farmaci: le scelte dell’Italia