01 Agosto 2025

Responsabile
David Casalini
L’era degli Agenti AI

Immaginatevi un’intelligenza artificiale che non aspetta ordini. Non segue istruzioni rigide, non attende che qualcuno prema un pulsante. Capisce il contesto, si pone obiettivi e agisce di propria iniziativa. Distopia hollywoodiana? No: è la realtà delle Agentic AI.

Questi sistemi di intelligenza artificiale autonomi sono progettati per percepire l’ambiente, ragionare sul contesto, pianificare azioni e raggiungere obiettivi in modo indipendente. A differenza degli assistenti virtuali tradizionali – come chatbot o servizi vocali – che seguono script rigidi o rispondono solo a comandi espliciti, l’Agentic AI può prendere decisioni senza supervisione umana diretta.

Il termine “agentic” deriva da agent, ovvero un’entità dotata di capacità di osservare, apprendere e agire per perseguire uno scopo. In pratica, mentre un normale software esegue le istruzioni che riceve, l’agentic AI decide da sola quali istruzioni seguire, adattandole al contesto.

Questa differenza introduce un livello di flessibilità e proattività mai visto prima. Un sistema agentico può ricalibrare le proprie azioni in base a nuove condizioni, imparare dall’esperienza e migliorare le performance nel tempo. Non si tratta più di un algoritmo specializzato in un solo compito, ma di un assistente polivalente, capace di gestire interi processi e agire in ambienti complessi e imprevedibili.

Nel campo della cybersecurity, questo salto di qualità è particolarmente rilevante. Un’Agentic AI può agire da guardiana indipendente: monitorare reti e sistemi, analizzare log e telemetria, riconoscere segnali d’allarme e attivare contromisure in tempo reale, senza attendere l’intervento umano.

Uno scenario inedito. Se un’intelligenza artificiale agisce da sola, chi può davvero dire di averne il controllo? E cosa accade se qualcuno riesce a manipolarla? È una situazione che non concede neutralità: le implicazioni non si fermano a chi decide di adottare queste tecnologie. Riguardano tutti. Anche chi pensa di poterne fare a meno. Perché strumenti così potenti possono essere usati per aggirare barriere, eludere controlli, infiltrarsi in infrastrutture critiche. E quando succede, le conseguenze possono essere disastrose.


Leggi l'articolo completo di David Casalini, Head of TEHA Lab, su Harvard Business Review Italia